DE BRACO

ceramiche
in Nardò
dal 1280
le nostre ceramiche sono gioielli dell'artigianato salentino
che fanno rivivere secoli di tradizioni di questa terra


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La storia di Nardò

Le Ceramiche di Nardò

Come nascono le nostre ceramiche



Le Ceramiche di Nardò e le Antiche Botteghe


Il Salento era, per tradizione un centro di vasari o cretai tra Laterza, la vicina Cutrofiano, Mesagne, Grottaglie. Nardò è annoverato fra i più antichi centri di ceramica del Salento e della terra d'Otranto. Recenti studi hanno riportato al 1280 l'inizio delle prime produzioni di ceramica in quest'area. Dei 49 centri di produzione ceramica pugliese ben 27 sono da annoverare in Terra d' Otranto.

E' probabile che la produzione di maioliche artistiche sia stata introdotta a Nardò dagli Acquaviva a complemento di attività locali preesistenti. La città divenne così famosa a partire dal Cinquecento per le sue maioliche di alto valore artistico.

In particolare dalla metà del 1500 l'arte della ceramica trova a Nardò un fiorire di botteghe artigiane e un vero affinamento nella produzione di manufatti che ancora oggi ci stupiscono. Sicuramente la produzione artistica di Nardò non era inferiore a rinomati centri come Faenza, De Ruta e Vietri.

Una prima notizia su questa attività viene riportata da Benedetto Vetere in un documento riguardante i beni del Convento di S Chiara nel XIV secolo. La definizione più remota e documentata di 'vasaio' si trova nei 'Capitoli della Bagliva' (1558) richiamati in un atto notarile del 1650. Qui i produttori e venditori di ceramica sono denominati stazzonari o stazionari, equivalente a cretaio, diffuso anche in Sicilia e registrato anche in documenti di altri centri come Laterza e Grottaglie.

Con l'arrivo dalla Calabria di manodopera specializzata legata alla famiglia Bonsegna appare anche il termine scodellaro. Nel secolo successivo un frammento ormai scomparso della "Numerazione dei fuochi della città di Nardò" (1658), un discendente della famiglia Bonsegna viene chiamato piattaro, nome comune anche in altri centri del Salento come Lecce e Cutrofiano, che potrebbe indicare una specializzazione nella ceramica da tavola smaltata. Nel secolo successivo il termine piattaro è ormai in disuso, sostituito dal termine faenzaro, di uso molto comune.

La produzione di ceramiche di Nardò prosperò fino alla metà dell'800, quando nuove tecniche ebbero la meglio sulla tradizione manifatturiera. La produzione basata sugli stampi portò all'abbandono del tornio e consenti il diffondersi della produzione in serie di porcellane e terraglie con un forte abbattimento dei costi.

Questi prodotti non erano più esclusivi delle classi benestanti, ma divennero accessibili anche ad una fascia di mercato di livello più basso. Come conseguenza si ebbe un calo della qualità e il progressivo dislocamento dei centri di produzione al di fuori del Salento: tutto questo segnò la decadenza della ceramica prodotta a Nardò.

Commentatori dell'epoca scrissero: "appena v'è qualche figulo che modella sul tornio delle stoviglie grossolane che ricava con l'argilla": una evidente testimonianza della fine di un'arte che tanto lustro aveva dato al Salento.




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